Oggi è il Coming Out Day, il giorno in cui si festeggia il coraggio di uscire allo scoperto, raccontare chi si è senza nascondersi. E se da quando si celebrò per la prima volta negli USA, nel 1988, fino alla sua diffusione in Italia, sono passati molti anni, bisogna infatti aspettare gli anni 2000, ad oggi Coming Out Day è uno degli hashtag di maggior rilievo quest’undici Ottobre.
Ma nella canzone italiana quando abbiamo il primo coming out? Non canzoni d’amore velate, non descrizione a distanza dell’altra sponda, ma un cantautore che parla di coming out attraverso la canzone. È il 1996 quando sul palco dell’Ariston di Sanremo, canta per la prima volta Federico Salvatore, napoletano, comico, cabarettista, cantautore, sulla cresta del successo. Aveva partecipato al Festivalbar, ed era ospite fisso al Maurizio Costanzo Show, in anni in cui era un programma di culto. Federico Salvatore era simpatico, divertente, aveva una bella voce e piaceva al pubblico. Ma alla 46° Edizione del Festival di Sanremo, condotta da Pippo Baudo e Sabrina Ferilli, lascerà tutti senza parole. La presentazione del brano è criptica, il conduttore infatti dice: “Un ragazzo davanti alla porta della sua casa manifesta le proprie decisioni, prende coscienza della sua esistenza anche di fronte a quello che ci può essere di affetto materno, di rapporto filiale e prende una decisione di vita importante”. Avete capito voi? No, nessuno infatti all’epoca poteva capire quello che intendeva Pippo Baudo nella sua volutamente edulcorata e ambigua presentazione.
La canzone è “Sulla Porta”, scritta da Federico Salvatore, Giancarlo Bigazzi e Giuseppe Dati, e parla di omosessualità in modo esplicito, forte, tormentato. Un modo sconosciuto all’epoca non solo a Sanremo, ma più in generale nella produzione canora coeva. Il racconto segue le vicende di un ragazzo che abbandona la casa familiare perché si è innamorato di un uomo e la madre non accetta la sua decisione, sebbene avesse già subodorato che il figlio potesse essere gay. “Mamma son qui con le valigie sulla porta con tutti i dubbi e tutti i miei casini. Però mi sento forte e per la prima volta io me ne frego degli orecchi dei vicini“.
La censura
Il testo del brano fu addirittura censurato. Infatti la strofa in cui il cantautore dice: “Oh mamma non capisci com’è falsa la morale, la maschera di fango bagnata nell’argento. Sono un diverso mamma, un omosessuale, e questo tu lo prendi come un tradimento“. La Rai imporrà la censura della parola omosessuale che verrà sostituita con “sono un diverso mamma, e questo ti fa male“. Massimo Consoli – fra i fondatori del movimento omosessuale italiano- all’epoca commentò la decisione così: “Davvero hanno paura della parola ‘omosessuale’? Suvvia, Pippo Baudo dovrebbe sapere che ormai quel termine lo usano soltanto i medici e i teologi vaticani”
Ma la censura non durò a lungo, perché Federico Salvatore nell’ultima serata si ribellò e cantò in diretta il brano originale. Non fu premiato, infatti finì in tredicesima posizione. Eppure il disco in cui era contenuto “Azz…” vendette ben 500 mila copie e due dischi di platino. In un’intervista a Lettera 43, Federico Salvatore dieci anni dopo quella vicenda dichiarò “Alla fine l’Ariston esplose in un applauso da brividi… ma, dal terzo posto della prima serata, mi classificai terzultimo”. Ma non solo la posizione in classifica, in realtà da allora Federico Salvatore smise di essere una presenza fissa della tv italiana fino ad eclissarsi del tutto.
Il testo
Ma la canzone di Federico Salvatore resta, con tutta la sua potenza espressiva. Un testo forte, poetico, crudo, nel quale non si risparmia niente. Il cantautore narra la scoperta della sua identità sessuale “Ma un maledetto pomeriggio dell’adolescenza studiavo insieme a un ragazzo e per la timidezza sentivo dentro un misto di piacere e sofferenza. E mi scappò sulla sua gamba una carezza“. Una scoperta difficile, che lo mette in discussione e di fronte alla quale cerca di scappare ancora e ancora: “A letto con le donne ci son stato ma ogni volta tornavo al mio segreto come un lupo nella tana“. Fino a capitolare del tutto, dinanzi all’amore: “Quell’uomo è il mio primo vero amore, con lui mi sento libero e felice. Vivremo insieme abbiamo già una casa“. Perché di fronte all’amore cadono le maschere e si comprende la verità di sé.
Il ricordo personale
Ero piccola quando sentii per la prima volta questo brano, ma in fondo al cuore sapevo già chi ero. Riuscii a guadagnarmi il cd dell’artista con un’espediente che ancora ricordo. Mio zio propose a me e mio fratello un gioco per vincere il cd di Federico Salvatore: chi indovinava più brani vinceva.
Imparai in pochissimi minuti l’associazione brano – musica, anche di quelli a me ancora sconosciuti, e vinsi. Il cd blu con la copertina sorridente di Federico Salvatore era mia. Era un cantante comico, conosciuto proprio per quel ruolo, per cui passò in sordina rispetto alla censura familiare. Nessuno aveva fatto caso al brano Sulla Porta, nessuno si era soffermato. Ma io, in quelle parole, avrei rivisto il mio possibile destino futuro.
“Sulla porta, sulla porta, io vorrei che tu sapessi perdonare. Una volta, una volta, non buttare sulle mie ferite il sale. Come adesso sulla porta che mi dici vai per te io sono morta. Sono morta, sono morta, e mi sbatti sulla faccia questa porta“.
Anche se il mio coming out non andò esattamente così per me, come racconto in #Morganasonoio, tante persone che ho conosciuto nel corso degli anni sono finite e finiti Sulla porta, con le valigie e l’amarezza in tasca. Non accadeva solo ieri, accade ancora oggi, ancora qui, in Italia. Cito solo uno fra i tanti, il caso illustrato nel servizio di Nadia Toffa sui ragazzi cacciati di casa perché gay.
Checché se ne dica, ancor oggi l’omosessualità è considerata da tanti un problema. Ancora, per tanti, essere gay è un segreto a cui tornare “come un lupo nella tana“.
Per questo è vitale che ci sia lo spazio del racconto Lgbt, ci sia una narrazione dell’identità, dell’amore, dell’alterità, altrimenti ancora, staremo tutti lì, su quella porta.
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