Capita che certi incontri siano assolutamente inaspettati e dettati dalla simultaneità. È successo proprio così con Kutoshi Kimimo, il disegnatore fiorentino di nascita e bergamasco d’origine, che proprio ieri ha pubblicato una vignetta sul coronavirus e l’omosessualità. Era così prossima al mio articolo sulla rubrica arcobaleno di Lesbica Moderna “Che cosa c’entrano i gay con il Coronavirus?”, che dalla segnalazione fattami da una mia follower è iniziato un dialogo inaspettato e interessante in cui ho scoperto questo disegnatore sagace e irriverente.
L’intervista
Chi è Kutoshi Kimimo?
Il mio nome d’arte è Kutoshi Kimimo, ed è la trasposizione – scimmiottando il giapponese – del mio nome di battesimo, che è Enrico. Ho 45 anni sono un disegnatore vignettista completamente autodidatta. Quest’anno faccio proprio 10 anni di collaborazione con Il vernacoliere, che è la più longeva rivista satirica d’Italia, è un mensile livornese su cui pubblico regolarmente le mie vignette. Le altre mie opere – se così le possiamo chiamare- sono tutte dedicate al web e alle collaborazioni che ho con vari gruppi, fra questi Vignettisti per la Costituzione, Sputnik e Kotiomkin.
Quali artisti ti hanno influenzato?
Non mi ispiro a nessuno in particolare. Sono abbastanza presuntuoso e ho la puzza sotto il naso. Ci sono ovviamente dei vignettisti che mi piacciono molto, anche le nuove leve sono interessanti. Te ne cito qualcuno: Mauro Biani, sicuramente è interessante, e Natangelo. Ma per come intendo io la satira, che vedo come uno schiaffo tirato a bruciapelo, un pugno nello stomaco, qualcosa che comunque deve spiazzare, far male e lasciare il segno, se devo dirti a chi mi ispiro, il modello è la satira di Charlie Hebdo.
Da cosa nasce la tua vignetta sul coronavirus?
Nasce dal rimanere attoniti davanti a frasi che neanche nei tuoi incubi più neri potresti immaginare. Ho visto, rabbrividendo, il video di Fanpage.it sul Christian Day del 25 gennaio. Quando ti rendi conto che certi commenti escono dalla bocca di persone, anche giovani, nel 2020, ti cadono sinceramente le braccia. Nella mia vignetta li ho messi in bocca ai bambini perché purtroppo tante volte loro sono il tramite o il mezzo ultimo attraverso il quale parlano i genitori oppure gli adulti. È un’estremizzazione di un rischio che si sta correndo.
Hai mai avuto problemi o reazioni negative a causa delle tue vignette satiriche?
Uno dei motivi per cui ho scelto questo nome è proprio legato ai grossi problemi che ho avuto in ambito lavorativo. Io sono stato per anni un funzionario di sicurezza diplomatica per un consolato estero, quello degli Stati Uniti, e nonostante fossero a conoscenza della mia attività di vignettista ho avuto enormi problemi soprattutto quando – con brillante mossa – ho deciso di fare vignette anti – Trump. Io non mi sono mai fermato davanti a niente, però devo dire che ne ho anche pagato le conseguenze. Non mi fermo, anche perché il lavoro che faccio attualmente – sempre in ambito sicurezza – è per uno dei personaggi che ho preso più di mira in passato. Il diritto di espressione, di satira, di critica, di attacco al potere non si deve fermare neanche davanti a questo. È chiaro però che guardando le cose più materiali e spicciole va tutelato anche lo stipendio e il tenore di vita di una famiglia. Però io vedo la mia attività libera e senza alcun vincolo.
Qual è la tua vignetta che ti è più cara?
Quella che ricordo con più tenerezza è la prima che ho mandato a Il Vernacoliere e che mi è stata pubblicata: quella sul legittimo impedimento in cui Gesù cercava di abbattere il pietrone del sepolcro a colpi di bestemmie, ma non ci riusciva. Quella più cara realmente è una che ho disegnato qualche mese fa ed è dedicata ai femminicidi, alla violenza sulle donne, e all’assurdità di tanti commenti soprattutto anche nei telegiornali e nella carta stampata in cui si tende sempre a giustificare il carnefice. È una vignetta che ha avuto tantissimo successo – se così si può dire – a livello di condivisioni, ed è stata usata anche da varie associazioni. È presente attualmente in una mostra a Bologna, alle Scuderie, una mostra organizzata da vignettisti per la Costituzione, dal titolo “Dissacra Famiglia”. È una bellissima mostra, vale la pena vederla. È un modo di guardare la famiglia che noi crediamo tradizionale, perfetta e tutta coccole e amore, da un altro punto di vista, quello dell’occhio dissacrante del satiro che invece va a cercare le magagne, le storture, le brutture, le incongruenze, le cattiverie. Ci sono tanti grandi autori, poi ci sono anche io, infilato in mezzo e non so come mai, ma cerco di passare il più inosservato possibile.
Da che cosa trai ispirazione?
Dalla vita di tutti i giorni. Mi può venire in mente una vignetta da un commento imbecille di un mio collega o da una battuta sentita in autobus, da un titolo di giornale. Non devo pensare all’ispirazione, ai testi, mi devono venire. Li aspetto e prendo appunti dove capita, durante la notte, durante il giorno, mentre sto lavorando. In qualunque momento può venire l’ispirazione. Non è semplice, però quando viene è una specie di ispirazione pseudosessuale.
Prima parlavi della tua concezione della satira: come si è formata ed evoluta nel tempo?
Sono partito da una satira più grezza, diretta, immediata, legata appunto a Il Vernacoliere, che nasce come giornale satirico molto campanilistico come stile. Quindi l’invettiva grassa contro il vicino pisano o comunque legato molto all’essere sboccati e mi sono invece avvicinato più tardi e costantemente a temi nuovi e all’attualità. Cerco sempre di documentarmi il più possibile e ci sono dei temi che soprattutto mi interessano e mi toccano profondamente. Da lì parto per le mie piccole opere.
Quali sono quindi, i temi che più ti toccano?
Di sicuro le ultime vignette trattano spesso temi legati ai drammi della migrazione, ai drammi umani, soprattutto quelli dei più piccoli, alle guerre e alle rivolte di popolo nelle varie parti del mondo. Se avrai modo di vedere i miei lavori vedrai che molte delle mie opere sono legate a questi temi. Sicuramente ce sono alcune – come quelle legate alla violenza di genere – che mi toccano particolarmente. Sto tralasciando sempre di più l’aspetto politico perché è molto abusato direi. Certo , Salvini te le leva dalla matita però. Puoi fare tutti i fioretti che vuoi, puoi avere tutte le buone intenzioni che vuoi di non eccedere, di non saturare il mercato della satira con vignette riguardanti Salvini, però ogni tanto devi pagare pegno anche te. Sicuramente qualcosa anche legato agli scempi della nostra politica ci sarà sempre.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il progetto futuro è quello di continuare su questa strada, trovare il tempo, la lucidità. Io faccio un lavoro molto pesante, che mi occupa tanto tempo e mi porta via tante energie, soprattutto mentali. Quindi l’obiettivo è quello di avere sempre la lucidità e il tempo da poter dedicare a questa passione e non ti dirò mai che vorrei farlo diventare un lavoro. Lo è già ma intendo lavoro retribuito. Avere la costanza e la libertà di poter creare continuativamente sarebbe già un grandissimo risultato. E poi da poco ho iniziato una brillantissima carriera radiofonica. Se hai occasione di collegarti su Radio Sonar, il venerdì sera, c’è una meravigliosa trasmissione che si chiama Acido Scorie, in cui fra gli ospiti ci sono io, che straparlo di vari argomenti. Venerdì sera abbiamo parlato di“Sfighe contemporanee”.
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