LA POETESSA IRLANDESE CHE CANTA L’AMORE LESBICO

Voglio camminare lungo un viale d’estate

Voglio un viale alberato, la mano

lungo il tuo polso,

un arco di rami sulle nostre teste,

il riflesso della filigrana delle foglie,

la luce striata che spalanca

il sentiero davanti a noi.

Il lago avvolto dalla bruma nel

torpore immobile del tardo pomeriggio.

Voglio che gli uccelli cantino – così tanti

da non poterne dire il nome o il numero.

Voglio appoggiarmi a te,

come si fa d’estate, camminando lungo un viale.

Voglio sussurrarti all’orecchio: ti voglio,

come si fa con questo tempo,

disinvolta, senza bisogno di risposte,

con il braccio attorno ai tuoi fianchi.

Questa poesia di Mary Dorcey, intitolata “Voglio“, ben chiarisce le tematiche e lo stile di questa poetessa irlandese che ha “scioccato” i benpensanti: l’amore fra donne raccontato attraverso la quotidianità più minuta e banale con uno stile semplice, secco, privo di metaforiche significanze.

Mary Dorcey (nata nel 1950 nella contea di Dublino), ricercatrice al Trinity College di Dublino, è la prima donna irlandese a sostenere a livello internazionale i diritti lgbtq+in Irlanda. Pur avendo pubblicato ben sei raccolte di poesie e un romanzo, in Italia i suoi testi ancora non sono stati tradotti, ma non per questo risulta sconosciuta. 

La sua poesia affronta principalmente le tematiche della sessualità, del desiderio, della violenza e dell’emancipazione. Riesce a fondere insieme l’erotismo più spinto con il racconto della violenza e della morte, come traspare dalla poesia “Vieni piano o i vicini sentiranno“, nella quale gli oggetti comuni rivelano il perturbante e il desiderio.

Hai mai fatto l’amore
Con la tv accesa,
Per risparmiare ai vicini
Padroni di casa –
L’imbarazzo;
La gioia non celata
Di due persone;
Soprattutto donne
(immagina il clamore!)
Che vengono insieme?
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
Quell’anno fu il peggiore
Un inverno doloroso –
Menti e città piccole
Stanze in affitto e letti stretti,
Murate dentro dall’altrui
Decoro
E ogni volta sedendosi
A tavola
Trasmissioni a colazione
Pranzo e cena
La razione giornaliera
Di oscenità.
Hai mai
Fatto l’amore con la tv accesa?
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
In una serata buia,
Tovaglie autunnali stese per cena,
Fuochi accesi.
Nei giardini umidi
Le foglie cadono
In una serata buia
Finalmente sole
Un posto, affamate di desiderio
In attesa, un fuoco arde
Cademmo –
La pelle in fiamme brucia –
Cademmo fino in fondo
Fino alla grazia, fino al pavimento.
In una serata buia
La notte viene dolcemente nei giardini umidi.
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
La bocca sul mio seno
Le mani risuonano nella mia carne
Al suono dell’angelus
Dallo schermo della tv.
L’angelo del signore
Si annunciò a maria
Ed ella concepì lo spirito santo
La terra, il sole, e i mari.
Ave maria santa maria.
Sia fatto di me secondo
La tua volontà
Ave maria, e oh –
La dolcezza del tuo respiro –
Il respiro della tua dolcezza.
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
E il verbo si fece carne
E rimase fra noi.
Mani pelle bocca cosce
Nel profondo della carne
Risuonano,
I campi sono inondati,
Il sangue non scorre.
Benedetta sia tu
E benedetto sia il frutto
Del ventre tuo.
Dolce e amara
La terra si apre, le stelle si scontrano.
Dolce e benedetta,
Il frutto
Fra le donne
Ave maria santa maria.
Vieni piano
O i vicini sentiranno.
Quando il tg delle sei
Rintoccò.
Nelle fessure
Della mente e delle ossa
La marea mortale
Si infiltra.
La necessaria,
Giornaliera litania.
Vieni piano o i vicini
Sentiranno.
Fu trovata
Su una panchina del parco vicolo capannone
Sala da ballo cortile di scuola stanza da letto bar –
Trovata con ferite da taglio multiple a
Cosce seno e addome.
Vieni piano vieni piano
O i vicini…
Mani legate dietro la schiena,
Nessun segno di
(bocche cucite)
Nessun segno di
Aggressione sessuale.
Vieni dolcemente
O i vicini ti sentiranno.
I tuoi seni e il tuo ventre,
Le tue cosce,
Le tue mani dietro la mia schiena
Il mio respiro nel tuo.
Nessuno la sentì gridare.
I tuoi occhi spalancati.
Vieni piano o i vicini…
Fu trovata
Vicino al molo rive del fiume.
Nell’appartamento di sopra,
L’appartamento di lui
Indossava un succinto…
La tua bocca al mio orecchio.
Vieni piano
O i vicini ti sentiranno.
Sangue sui muri
E sulle lenzuola,
Un succinto negligè,
Nell’appartamento di lei.
Spogliata fino ai fianchi.
Vieni piano, vieni piano.
Nessuno la sentì gridare –
Vieni dolcemente o i vicini…
Avevi mai fatto l’amore
Con la tv accesa?
– i vicini non sentirono niente –
Era sempre stata –
Nessuno avrebbe pensato –
Sempre una ragazza tranquilla.
Spogliate fino all’osso
Sangue sulle nostre cosce
Le mie mani dietro la tua schiena
Vieni piano, vieni,
Gambe intrecciate alle lenzuola
Bocca a bocca
Voci stravolte.
Vieni dolcemente
O i vicini sentiranno.
Avevi mai fatto l’amore
Con la tv accesa?
Per risparmiare ai vicini
Padroni di casa
Le sue urla nelle nostre orecchie
Venimmo…
Nessuno la sentì gridare
Il suo sangue sulle nostre mani
Sì –
Venendo,
Non piano –
Oltre il sopportabile;
In faccia ai vivi
A dispetto dei morti
Dimenticando il clamore
L’odio
(immagina –
La gioia
Non celata
Di due donne,
Soprattutto
Donne)
Due donne
Insieme –
Finalmente sole
Al calare della notte nei giardini umidi
In una serata buia
Con la tv spenta.
Muori piano –
Muori piani –
O i vicini sentiranno.

Il desiderio lesbico celebrato in questa poesia piena di eros e thanatos, è emblema del fil rouge poetico di Mary Dorcey. Una poesia che dall’essenziale racconta l’universale saffico, laddove usualmente attraverso l’ambiguità si cela il femminile taciuto. Mary Dorcey nella sua nuda sincerità disorienta e seduce, provocando un’esplosione dei confini del comune poetare. Novella Saffo, impegnata nelle tematiche sociali e nell’attivismo più inclusivo, Mary Dorcey non può mancare fra le vostre letture poetiche!


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