LE PERLE DEGLI OMOFOBI: UNA STORIA D’AMORE VIRALE

Martina ed Erika sono due ragazze carine e giovani (24 e 22 anni), innamorate l’una dell’altra da due anni. Non si vergognano di mostrare il loro amore; così ad agosto pubblicano sui social una loro foto mentre si baciano. Una di quelle che capita spesso di vedere sui social: due persone innamorate, la spiaggia, il sole caldo d’estate e un bacio a fior di labbra sorridenti. Eppure, non appena un’altra pagina la condivide, gli “odiatori di internet” si avventano contro le due ragazze, ree di non rispettare “i bambini, le famiglie, la decenza, la morale, esibendosi a quel modo”. Ricevono tantissimi messaggi d’odio ogni giorno, che vanno dalle minacce alle più sgrammaticate manifestazioni omofobe. Dopo un’iniziale stordimento e dolore loro e delle rispettive famiglie, Martina ed Erika decidono di reagire. Aprono una pagina sui social, chiamata appunto “Le perle degli omofobi”, in cui mettono alla berlina i loro haters; ma non con ingiurie o violenza, bensì con l’ironia. In brevissimo tempo la pagina diventa virale, condivisa e commentata anche sui quotidiani nazionali e in tv.  Ora Martina ed Erika non sono più sole: dai personaggi del mondo dello spettacolo, come Serena Enardu, ai ragazzi e ragazze di tutta Italia; ricevono continue attestazioni di stima e solidarietà. Il risultato? Le perle degli omofobi ora non è più solo una pagina in cui raccogliere tutti i commenti che ricevono, bensì un progetto più ampio che si svilupperà in più ambiti. Ma lasciamo che siano loro a raccontarlo. 

L’intervista

State ancora ricevendo insulti nelle vostre pagine? Vi scrivono più privatamente o in pubblico?

Erika: sotto la nostra pagina “Le perle degli omofobi” sono prevalentemente messaggi a favore nostro. Poi sì capita anche qualcuno che ci insulta. Solitamente gli insulti sono più pubblici, cioè scrivono sotto i post dei giornali che hanno fatto l’articolo su di noi e in privato c’è capitato qualcuno, però soprattutto in pubblico.

C’è stata una diminuzione da quando avete creato la pagina?

Erika: Una diminuzione no, però c’è stato soprattutto un incremento di messaggi positivi.

Avete pensato di denunciare le persone che vi hanno rivolto le offese più gravi?

Martina: Effettivamente avevamo pensato di farlo con chi ci aveva scritto che siamo delle puttane o che dobbiamo morire. Volevamo farlo, però poi abbiamo pensato che non sarebbe servito a niente, che sarebbe stato tempo perso e di fatto non abbiamo mai denunciato.

Vi aspettavate la risonanza positiva della vostra iniziativa?

Erika: Mah inizialmente era nata come una battaglia personale, una cosa nostra per difenderci da quello che stava succedendo. Poi abbiamo notato un crescere della pagina e un aumentare delle persone che si sentivano rappresentate da noi, dalla nostra pagina e dal nostro progetto. Quindi si è evoluto come progetto di tante persone. Ora non è più una cosa solo nostra, ma è anche di tutti gli altri ragazzi. Non ce l’aspettavamo sicuramente, però è gratificante vedere che comunque metterci la faccia serva a qualcosa alla fine, perché è quella la cosa principale. Noi non ci nascondiamo.

Sentite un senso di responsabilità verso le numerose ragazze e ragazzi che vi scrivono chiedendovi consiglio?

Martina: Mah a questo punto un pochino sì, perché appunto ci chiedono consigli. Anche se noi cerchiamo sempre di non darne troppo diretti. Tanti ci chiedono magari “devo fare coming out secondo voi?”. In quei casi noi rispondiamo sempre che è una cosa che la persona si deve “sentire”, perché il coming out è un percorso personale e ognuno la vive in modo differente anche in base a chi li circonda (amici, parenti, le idee nel quale è cresciuto, ecc…). È una cosa molto personale e noi non vogliamo dare dei consigli che possono in qualche modo ferire delle persone o procurare dolore. Cerchiamo sempre di essere responsabili sotto questo punto di vista. Però sì, alla fine sta crescendo in noi una responsabilità per l’idea di rappresentare queste persone. 

Gli haters

Secondo voi da cosa nasce quest’odio in rete?

Martina: Principalmente le persone si sentono molto più tutelate in rete, cioè loro scrivono il commento, poi si staccano dal computer o dallo smartphone. Quindi non sanno se l’altra persona l’ha letto, come reagisce dopo che l’ha fatto, quello che proverà la sera quando andrà a dormire. È tutta una cosa senza empatia e senza “sentimenti”. È una cosa molto più fredda. D’altronde le persone hanno questa specie di anonimato – dico specie perché alla fine c’è il nome e cognome – ma comunque è una cosa indiretta, dietro uno schermo, e possono dire davvero quello che vogliono senza paura di una possibile reazione. Tutto quest’odio è una cosa del momento: razzismo, omofobia, xenofobia, sono degli argomenti cresciuti nell’ultimo periodo. Sicuramente anche perché abbiamo degli esponenti politici che comunque alimentano in qualche modo alcuni di questi fenomeni e magari le persone si sentono rappresentate da loro e libere di poter dire e fare tutto quello che gli passa per la testa.

Pensate che si possa fare qualcosa di concreto per risolvere la questione o dovremmo conviverci fino a che non si estingua da solo?

Martina: Sicuramente noi non possiamo cancellare l’omofobia come se non esistesse, non abbiamo la bacchetta magica, e come noi nessuno al mondo. Però sicuramente restare fermi con le mani in mano è sbagliato! Per questo, nel nostro piccolo, noi promettiamo che non staremo mai ferme, ci metteremo la faccia e lotteremo, anche se il pensiero è che è un fenomeno che passerà piano piano col tempo e con la sensibilizzazione delle persone. Non esiste un qualcosa che possa eliminare l’omofobia; ci sono delle cose che possano tutelare di più gli omosessuali, vedi legge contro omotransfobia e similari. Ma eliminare l’omofobia e l’odio non si può.

Voi pubblicate perlopiù commenti che riuscite ad leggere con un taglio più ironico, ma sicuramente ne ricevete altri di tutt’altro tenore. C’è stato un momento in cui avete avuto realmente paura leggendo tutti quei commenti?

Erika: Paura no, ma tristezza e rabbia sì. Noi postiamo quelli un po’ più simpatici, sgrammaticati, quelli un po’ più pesanti abbiamo un po’ evitato. 

Come rispondete a chi vi accusa di monetizzare i commenti omofobi?

Martina: Ma guarda ti assicuro che non abbiamo preso un centesimo da quando abbiamo aperto la pagina e va bene così, perché non è assolutamente quello il motivo per cui l’abbiamo fatto. Anzi, l’abbiamo creata per far vedere che l’omofobia purtroppo esiste e che gli omofobi si nutrono di tanta ignoranza, quindi nessuno ci ha pagato, né noi guadagniamo dalla pagina. Non stiamo monetizzando i commenti omofobi.

Tra solidarietà e futuri possibili

Avete avuto l’endorsement di personaggi famosi?

Martina: Serena Enardu, che è la ragazza che ha partecipato all’ultima edizione di Temptation Island Vip, ha fatto delle storie bellissime in cui diceva pubblicamente che appoggiava il nostro progetto e che ci sosteneva. Carmelo Abate, il giornalista di Rete 4, ha fatto anche lui un post su di noi raccontando la nostra storia ed esprimendo il suo sostegno. Luca Tommasini, il coreografo e ballerino, anche lui ha fatto un post. Saverio Tommasi, il reporter, ci segue e ci ha scritto che il nostro progetto è una causa nobile. Debora Villa, la comica, ci commenta e dice che ci sostiene e che il nostro è un progetto importante. 

State pensando di sviluppare ulteriormente questo progetto? So che pubblicherete un libro, ci sono altre iniziative in cantiere?

Martina: Il libro che pubblicheremo si chiama “Me lo prometti” e racconta la storia di me ed Erika. In cantiere c’è anche l’ideazione di un altro libro che sarà proprio “Le perle degli omofobi” dove raccoglieremo tutte le perle che abbiamo pubblicato. Parleremo anche di com’è nata la pagina e come sta aiutando i ragazzi. Metteremo anche le perle con quello che scriviamo in pagina e che realmente proviamo confrontando le cose. Questo libro è in fase di realizzazione. A maggio andremo in Sicilia per una manifestazione molto importante contro l’omofobia e il bullismo, organizzata dall’associazione “Fiore Daphne”. Ci hanno chiamato chiedendoci di partecipare come testimoni per questo evento. Inoltre, volevamo iniziare a girare nelle scuole per informare i ragazzi di questo fenomeno, ma ancora non sappiamo esattamente come muoverci e ci stiamo informando.

Volete aggiungere qualcosa?

Martina: Vorremmo dire ai ragazzi omosessuali di non nascondersi, essere sé stessi e non avere paura. Non vergognatevi di quello che siete perché siete la cosa più giusta del mondo. Per qualsiasi persona che dovesse avere paura o non fosse sicuro, trova in noi e nella nostra pagina un appoggio. Scriveteci, non vi preoccupate. Noi vogliamo aiutare tutte le persone che ne hanno bisogno e ci rendiamo disponibili. 


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