IL POPOLO LGBTQIA+ VITTIMA DELLA PANDEMIA IN COLOMBIA

“Durante la pandemia il pregiudizio e la discriminazione sono stati esacerbati mentre sono aumentati gli ostacoli pere l’accesso alla giustizia nella ricezione delle denunce”

Ha affermato il difensore d’ufficio dei diritti umani della Colombia ai microfoni di Reuters.

È il popolo LGBTQIA+ fra le prime vittime del Coronavirus in Colombia.

Sono 63 le vittime: 17 donne transgender, 12 uomini gay, sei donne lesbiche e un uomo transgender, più altre persone appartenenti alla comunità LGBTQIA +. 388 casi quelli segnalati per violenze e abusi contro le persone della comunità arcobaleno, un aumento considerevole rispetto ai 309 casi per l’intero anno.

36 i casi segnalati di aggressione da parte degli agenti della polizia ai danni della comunità. A Bogotà per le misure anticovid è stata applicata la norma “pico y género” (picco e genere): Le donne potevano uscire per compiti essenziali nelle date pari, mentre gli uomini in quelle dispari. Il sindaco di Bogotà, Claudia Lopez Hernandez (eletta l’anno scorso, articolo qui), aveva assicurato che non ci sarebbero stati problemi per le persone transessuali, alle quali non doveva esser fatta richiesta di verifica del genere d’appartenenza. Tuttavia si sono verificati diversi atti di aggressione transfobica sia da parte della polizia che della popolazione, come riportato dai gruppi per i diritti umani locali.

A maggio il gruppo Red Comunitaria Trans ha dichiarato a Reuters di aver ricevuto già 18 denunce di discriminazione dall’inizio del provvedimento, fra cui una da una donna transgender che è stata accoltellata da un uomo convinto che fosse uscita nel giorno sbagliato.

Un bilancio disastroso questo, che richiede interventi urgenti per una comunità già ampiamente colpita dall’omolesbobitransfobia.


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