Monster della regista Patty Jenkis è un film dolente ed epico. Rimane addosso allo spettatore come un tatuaggio, nel significato samoano del termine: ferita aperta. Non si può dimenticare. Non ci si può perdonare.
LA TRAMA
Ispirato a una storia vera, il film racconta le vicende della prostituta e serial killer americana Aileen Wuornos (interpretata da Charlize Theron) e della sua compagna Tyria Moore, che nel film viene chiamata Selby (Christina Ricci).
Aileen ha alle spalle una vita amara, di delusioni e violenza. Un giorno, proprio quando era pronta al suicidio, conosce in un bar Selby. è amore immediatamente. Le due donne iniziano a condividere la vita, ma è Aileen a provvedere a tutti i bisogni economici di entrambe. Costretta a prostituirsi per necessità finirà in una spirale discendente di omicidi e violenza che la condurranno alla morte per iniezione letale il 9 ottobre 2002 (fatto rievocato nell’Almanacco).
IL FILM
La performance di Charlize Theron in Monster è un’epica rappresentazione del dolore e della miseria umana in tutto ciò che di sublime e tremendo ci sia. A proposito della sua interpretazione che le valse il Premio Oscar come Miglior attrice, l’anno scorso confessò al magazine Marie Claire:
“All’inizio non pensavo di poterlo fare. La cosa che mi ha convinto alla fine è stata che non avevo mai avuto – e mi commuovo a pensarci – non ho mai avuto nessuno che credesse in me così prima. Sono sempre stata la persona che andava avanti audizione dopo audizione senza ottenere la parte. E all’improvviso, questa donna è seduta di fronte a me e mi dice: ‘Devi farlo. Sei l’unica persona che può’.”
Questa donna, Patty Jenkis, per mettere in scena la storia di Aileen Wuornos, ha fatto un lungo lavoro di ricerca fra le lettere che la serial killer inviava dal carcere alla sua ormai ex compagna. Erano già stati realizzati due documentari su questa vicenda prima del film Monster. Ognuno di essi si poneva ai poli opposti: in uno Aileeen Wuornos era una spietata criminale con il gusto di uccidere, nell’altro si abbracciavano le dichiarazioni di legittima difesa con le quali aveva cercato di scagionarsi in tribunale la stessa Wuornos. “Monster” si pone in equilibrio fra queste due tesi con un perfetto bilanciamento: non si lesina sulla narrazione delle disavventure e violenze subite dalla protagonista, così come non lo si fa con il suo nuovo gusto per l’omicidio. A reggere questo equilibrio perfetto c’è il movimento corporeo perfettamente a fuoco di Charlize Theron, basti pensare a quel sorriso compiaciuto della protagonista quando scopre dal ritrovamento di un giornale che i suoi omicidi hanno attirato l’attenzione della stampa.
Un film duro, spietato, con un cast ben scelto. Charlize Theron nel suo discorso per la vittoria del Premio Oscar, non ha mancato di ricordare la sua compagna di set, Christina Ricci, definendola “eroe non celebrato di questo film”. Infatti la sua interpretazione sottomessa ma al tempo stesso autorevole di Selby e perfettamente calibrata in un gioco di innocenza maliziosa che costituisce il contraltare perfetto per la protagonista.
La scena di tentata redenzione di Aileen Wuornos in cui tragicomicamente cerca di ottenere un posto fisso nell’ufficio di un avvocato è un capolavoro di sarcasmo nero. La regista Patty Jenkis ha avuto il dono di esemplificare attraverso la vicenda di questa serial killer, la tragedia di tante vite ai margini, spesso vittime di un sistema che premia solo chi già è nato con delle possibilità.
Monster è un pugno nello stomaco di cui abbiamo bisogno.
“Io ho sempre voluto fare il cinema, quando ero piccola così ero certa che sarei diventata una grandissima star… Avevo un sacco di sogni, e sai una cosa, tesoro? Credo proprio che tu potresti definirmi una vera romantica, sì perché io ero sicura che si sarebbero avverati tutti quanti. Così sognavo dalla mattina alla sera. Sognavo, sognavo, sognavo…
Dopo un po’ di tempo ho smesso di raccontare le mie cose alla gente perché vedi, la gente non capisce… ci gode a vederti cadere. Ma io credevo nei miei sogni con tutto il cuore, così ogni volta che ero giù di morale prendevo e scappavo dentro la mia mente, volavo verso la mia vita immaginaria dove… dov’ero un’altra persona…
… Un giorno… scoprii che la grande Marylin Monroe era stata scoperta in un negozio di bibite… Pensai, succederà anche a me…. ogni volta che uscivo per strada cercavo in segreto la persona che mi avrebbe scoperto, che mi avrebbe lanciato… Mi avrebbero portato via da questo posto verso una nuova vita, un nuovo mondo dove le cose sarebbero state spettacolari… Sognare era bellissimo… Un giorno è finito tutto, così. È finita e sono finita anch’io.”
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