VENEZIA: LO STATO RICONOSCE I FIGLI DI UNA COPPIA LESBICA

Il tribunale per i minori di Venezia riconosce i figli di una coppia lesbica concepiti da ognuna delle due donne, come fratelli, automaticamente. Elena e Né sono unite civilmente dal 2018. Hanno dato alla luce due bimbi, ma per lo Stato, nonostante fossero a tutti gli effetti una famiglia e il primo figlio fosse stato adottato già dall’altra madre, i due bimbi non erano automaticamente fratelli.

Questa volta Elena e Né oltre a chiedere l’adozione del secondo figlio non biologico della compagna, hanno voluto ottenere anche il riconoscimento del legame di fratellanza dei due bambini. Per la legge infatti i due bimbi erano “estranei” pur essendo nati all’interno di una relazione lesbica che si era poi unita anche civilmente. Nella sua intervista al Corriere della Sera, Elena ha raccontato quali difficoltà avesse comportato questo status:

Dopo la nascita del nostro primogenito, fu necessario trasferirlo per qualche giorno in terapia intensiva. Inizialmente a Nè fu vietato di vederlo perché non era la madre biologica e noi ancora non eravamo unite civilmente. Fu angosciante. Quel giorno ho giurato a me stessa che avrei fatto di tutto perché ci fossero assicurati gli stessi diritti di tutte le altre famiglie.

Detto fatto. Il giudice ha dichiarato nella sua sentenza:

“Non è necessario disporre l’estensione del legame di parentela rispetto ai fratelli” perché “si ritiene che il vincolo di fratellanza sorga come effetto automatico della pronuncia di adozione”.

Quanto ancora dovremmo aspettare in Italia perché le famiglie arcobaleno godano automaticamente degli stessi diritti di quelle eterosessuali? Quanti figli e fratelli ancora saranno estranei?


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