Dopo tutte le polemiche suscitate contro il post sull’attore Elliot Page, Arcilesbica Nazionale ha deciso di scrivere sulla sua pagina facebook la risposta ai suoi “odiatori e odiatrici”.
La risposta
“Lettera aperta alle nostre odiatrici e alle nostre estimatrici.
Un’amica ci ha scritto una vibrata richiesta di spiegazioni circa i nostri post su E. Page. Lei ha ricevuto una risposta personale ma ci ha ispirato anche questa Lettera aperta. Siamo immerse nel trans-cult: bambini che non rispettano gli stereotipi vengono detti trans e gli si offre il blocco della pubertà, che ovviamente accettano, quale bambina o bambino non accetterebbe che una fantasia diventi realtà? Aumentano le bambine che vogliono diventare maschi, anche questo è comprensibile, giochi avventurosi ecc. Peccato che un/a bambino/a non sappia valutare le conseguenze delle sue azioni; peccato che un minore “trans” è normalizzato rispetto a una maschiaccia o a un bambino gentile; peccato che sempre più detransizionano con danni irreversibili al loro corpo. Nudm propugna il transfemminismo (il termine femminismo sarebbe riduttivo) e promuove il sex work come professione, peccato che non abbiamo alcun bisogno di normalizzare gli abusi sessuali in cambio di denaro, che sono già il fondamento della società a dominio maschile. Le transfemministe usano la u come desinenza, avevamo appena acquisito di nominare le donne ma è già ora di sparire per più nobili inclusioni. Le poche quote di pari opportunità femminili sono date anche a mtf, è successo ad esempio nei partiti progressisti inglese e americano; gli sport femminili sono aperti alle mtf, che vincono le competizioni, guarda un po’, e Martina Navratilova dice che non va bene perciò viene scomunicata. In Italia il MIT ha recentemente lanciato un appello intitolato ‘Fuori le terf dalle Università’, una fatwa contro una docente emerita tra le iniziatrici degli studi delle donne e contro le docenti dalle idee femministe sgradite.Le persone transgender vogliono il cambio anagrafico di sesso senza operarsi e anche senza ormoni né diagnosi, come E. Page a quanto pare. Figuriamoci se gli uomini considerano come uno di loro una donna che si dichiara uomo.
E le donne? Ma dicono di sì perché bisogna essere inclusivi a costo di essere ipocriti, presumere la sofferenza e fingere di non vedere quello che vediamo! Le lesbiche sono donne non sottomesse, non abbiamo paura di dire quello che pensiamo: nella nostra associazione non siamo devote del trans-cult, per noi non esistono i bambini trans, la prostituzione non è un lavoro, gli sport femminili sono per le donne, la transessualità è una esperienza seria e non facile come una autodichiarazione, le persone trans devono avere politiche di pari opportunità dedicate. Per amore delle donne, delle altre e di noi stesse, non vogliamo più storie di sfruttate-felici e denunciamo l’orrida pratica dell’utero in affitto, perché sappiamo che l’autodeterminazione a farsi sfruttare è l’alibi degli sfruttatori.Avremmo più vantaggi se facessimo le serve sciocche dell’attuale piattaforma del movimento lgbt+, abbiamo rinunciato a stare comode perché la nostra coscienza non ci ha permesso di restare complici di quanto sta accadendo, cioè la perdita dell’intelligenza critica e dell’ironia, la fine della radicalità liberatrice e dell’ecologia del corpo. Le donne vanno contro se stesse se lasciano che si vendano le madri, i bambini, il loro stesso nome di donna (esistono donne con il pene, bisogna dire se si vuole evitare l’accusa di terf e restare à la page – o à la E. Page-). La libertà di noi donne non è dove la indicano gli uomini, siano essi etero, gay o trans. Noi parliamo e scriviamo nei nostri spazi, mentre l‘allegra e inclusiva comunità lgbt+ vorrebbe impedircelo mandandoci via da qui o da lì, sono così stupidi da non capire che via da qui e da lì continueremo a parlare e scrivere dicendo che una certa loro politica per noi è falsa e dannosa. Siamo convinte della necessità del pluralismo e auspichiamo che si possa tornare a discutere, non abbiamo nulla a che fare con chi trasforma il movimento lgbt+ in un campo ottuso e intimidatorio, con un’unica posizione consentita a suon di manganellate favolose“.
Cristina Gramolini
La nostra risposta
Cara Arcilesbica,
Vi scrivo in quanto lesbica non sottomessa che non ha paura di dire ciò che pensa. Lo faccio nonostante molte attiviste lesbiche o lgbtq ally o trans non abbiano detto una parola sulle vostre dichiarazioni su Elliot Page ora, Ciro ieri e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Un silenzio pesante che porta a domandarsi perché sia così immediata la giusta protesta e accusa contro chi in politica e nei giornali usi i pronomi sbagliati e un linguaggio non inclusivo, ma non si faccia lo stesso quando si tratti di voi. Ma per fortuna ci sono tante altre persone che invece hanno preso parola, “odiatrici” le avete definite; scusate il protagonismo, ma mi sento inclusa nella definizione visto che anch’io mi sono espressa contro il vostro post qui. Senza odiarvi, ché l’odio è una parola importante e va usata con misura. Ma è giusto prendere parola quando non si condivide il pensiero di un’associazione che vorrebbe rappresentare le lesbiche italiane e a cui storicamente siamo tutte legate visto che siete state la prima forza associazionistica italiana per e di donne lesbiche.
Ecco è proprio questo il problema: non rappresentate le lesbiche italiane in questo momento, ma un certo modo di vivere la propria identità di genere e il proprio orientamento sessuale. Non mi piace che in politica vengano utilizzate le vostre posizioni dai chi si oppone al ddl Zan ad es, come rappresentative di una comunità, che voi avete appena definito con grande supponenza “stupida”.
Inoltre vi ricordo alcuni principi dell’ARCI:
- la promozione di una società aperta e multiculturale, dove DIVERSITÀ e interculturalità siano una risorsa.
- La promozione del benessere delle persone e il riconoscimento del diritto alla felicità.
- La cultura della convivenza civile, delle pari opportunità dei diritti, delle differenze culturali, etniche, religiose, e di genere, della tutela delle diversità linguistiche nonché della libertà di orientamento sessuale e dell’antiproibizionismo.
- Lo sviluppo di forme di prevenzione e di lotta all’esclusione, al razzismo, alla xenofobia, all’intolleranza, al disagio, all’emarginazione, alla solitudine.
- La promozione di un approccio di genere nell’associazione e nella società, la piena valorizzazione delle potenzialità delle donne, delle loro esigenze e del loro ruolo come elemento fondante una società giusta e migliore per tutti, la lotta a OGNI forma di discriminazione e di violenza.
Vi sembra che sia tutto in linea con quanto affermate e che la “stupida” comunità lgbtq vorrebbe impedirvi?
Tra l’altro, capisco l’essersi affezionate tanto al proprio nome, ma se pensate che la comunità lgbtq sia stupida, se non siete d’accordo con gran parte delle lesbiche che non risultano vostre iscritte, non vi viene il dubbio che dovreste incominciare a pensare a un altro nome di rappresentanza?
Siamo tutti e tutte aperti e aperte al dialogo, senza manganellate (favolose o meno) ché quelle appartengono ad altri.
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