L’almanacco di oggi ricorda la morte di Pasolini, avvenuta il 2 Novembre all’Idroscalo di Ostia. Ancor oggi non si sa se fu un omicidio a sfondo omosessuale o un omicidio premeditato da parte di chi aveva interesse a far tacere l’intellettuale romano. In questo articolo non mi occuperò della disanima degli avvenimenti, voglio condividere le parole di Angelo Pezzana, fondatore del primo movimento omosessuale italiano Fuori!, alla notizia della morte dell’intellettuale. Quel giorno Pasolini si sarebbe dovuto presentare al congresso del Partito Radicale, ma quando si seppe il motivo per cui non fosse presente, Angelo Pezzana pronunciò un discorso storico. Le sue parole sono espunte dal libro “Dentro e Fuori” dello stesso Pezzana, pubblicato nel 1996, un’autobiografia che ripercorre la sua storia di attivismo lgbt. In seguito a quel discorso Pezzana fu definito nel quotidiano La Stampa, una persona “che aveva stampigliate su di sé le stimmate della propria condizione”.
Il discorso
“La morte orrenda di Pier Paolo Pasolini ci riporta ancora una volta al discorso della violenza che ogni giorno viene commessa nei confronti degli omosessuali. Ogni giorno vengono assassinati, aggrediti, ‘suicidati’ decine e decine di omosessuali dal nome sconosciuto e che perciò finiscono solo nella cronaca nera.
Noi omosessuali infatti siamo sempre stati solo ‘cronaca nera’. Il nostro ambiente è ‘torbido’, ‘squallido’, e se qualcuno di noi ci rimette la pelle, beh, è un finocchio di meno. Nessuno si è mai posto il problema del perché gli omosessuali vadano a battere nei gabinetti delle stazioni, nelle ultime file di certi cinema, nei parchi o nei boschi. Nessuno ha mai detto che ci hanno ‘costretti’, che dobbiamo vivere in un modo così drammatico la nostra sessualità perché la società eterosessuale e maschile in cui viviamo non ci ha mai concesso altri spazi.
Noi siamo quelli di cui è meglio non parlare, a meno di non essere ammazzati violentemente, noi siamo solo quello che l’immagine pubblica corrente, un’immagine mistificata e manipolata da tutti i mezzi di informazione, vuole che siamo.
Questa volta è toccato ad un omosessuale famoso, e dalle pagine interne di cronaca nera l’omosessualità è passata alle prime pagine di tutti i giornali. Non come dibattito e informazione seria, politica, ma solo perché è stato ammazzato un omosessuale conosciuto da tutti. Noi vogliamo commemorare diversamente Pier Paolo, ci vergogneremmo profondamente se lo facessimo in altro modo”.
La condanna
“Chi parlerà, chi scriverà di Pier Paolo Pasolini omosessuale? Chi dirà che è morto come muoiono migliaia di omosessuali?
Noi siamo profondamente stufi di tutte queste mostruosità. Noi riteniamo responsabili della morte di Pasolini, al di là del criminale che lo ha ucciso, tutti i cittadini che continuano a bearsi della loro ignoranza del problema, o a considerarsi tranquilli solo perché si sentono a posto in quanto ‘democratici’”.
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